XIRIDIA, CHIRIDIA oggi FLORIDIA
La storia di XIRIDIA, oggi Floridia, si perde nella notte dei tempi. Essa andò formandosi con la storia delle varie dominazioni avute in Sicilia, e purtroppo, proprio a causa di tante guerre e distruzioni nulla ci pervenne ai nostri giorni, e se qualcosa si è potuto ricostruire lo dobbiamo al caso e alla perspicacia del grande archeologo Prof. Paolo Orsi che, con certosina pazienza e profondi studi, ha potuto dare un volto ed una spiegazione a ciò che nel tempo si è rinvenuto nel territorio di Xiridia di cui ci occupiamo.
Nel marzo del 1909, in contrada detta TABACCHEDDU, affiorarono, durante alcuni scavi per la sistemazione del suolo, alcune sepolture sicule che furono, dagli stessi cavapietra, saccheggiate senza che si rendessero conto del grande valore storico-archeologico di quella scoperta.
Per fortuna fu avvisato in tempo il Prof. Paolo Orsi il quale poté, senza dubbi, constatare che si trattava proprio di tombe sicule con ingresso a pozzetto in banchi di calcare arenario, tipico in tali ritrovamenti, e in una di esse fu rinvenuto un vaso miceneo di creta depurata, dalla forma a calamaio e di colore giallo-pallido con fregi sul marrone classificato al terzo periodo miceneo.
Secondo il Prof. Orsi, doveva esistere, nei pressi di Floridia, una necropoli che egli, dal tipo sepolcrale, dal vaso miceneo e dai cocci siculi rinvenuti, classifica appartenenti alla fine dei Il periodo siculo, ossia nel XIV-X sec. a. C., ciò anche tenendo presente la posizione orientativa delle tombe e lo spostamento di quei popoli dalla costa all’entroterra.
Da ciò deduciamo che il territorio di Floridia, che allora si appellava XIRIDIA, era abitato sin dai tempi più remoti dai siculi primitivi, i quali solo con la venuta dei Greci in Sicilia iniziarono una certa civilizzazione, prima con l’assimilarsi e poi, con l’andar del tempo, anche a congiungersi in matrimoni sino a diventare un solo popolo.
Nel 413 a. C. nel territorio di Floridia si accamparono le armate ateniesi comandate da Nicia e in quel periodo furono certamente profanate le tombe sicule, già sopra menzionate.
Del periodo romano poche e frammentarie notizie ci sono pervenute; ci risulta che molte famiglie romane avevano stabilito la loro residenza nel territorio floridiano perché dovizioso di fresche acque e di aria salubre, si fecero costruire bellissime ville delle quali sono stati rinvenuti alcuni ruderi e pezzi rari, come la magnifica statua di marmo di Bacco inghirlandato, scoperta nel 1892 in contrada Vignalonga, e i pilastri trovati in contrada Monasteri, di proprietà del Barone Catalano. I due rinveni-menti archeologici si conservano nel Museo Paolo Orsi di Siracusa.
Una sensazionale scoperta fu fatta dal Prof. Paolo Orsi il 16 ottobre del 1909 nell’ex feudo detto Monasteri Soprano a circa 3 Km. dall’abitato di Floridia; si trattò di una grande necropoli cristiana a fosse campanate, munite di capezzale e chiuse da grossi massi monoliti. Molte di esse erano state violate, ma una ventina di esse erano ancora intatte ed in esse furono rinvenuti scheletri cori i resti di un modesto corredo di vasellame, mentre più abbondanti erano le scodelle, i boccaletti e qualche anforetta di creta chiara locale.
In alcune tombe vi trovarono alcune fibbie in ferro e in altre in bronzo, vi rinvennero pure cocci di una fiaschetta di vetro e piccole monete erose dei periodo Costantiniano.
In un loculo, che conteneva 12 scheletri, furono rinvenuti un piatto, bronzetti logori di cui uno venne identificato come appartenente al periodo di Costantino Magno. Secondo il Prof. Orsi, questa necropoli risalirebbe al IV sec. d.C. e l’abitato, del tipo rustico che ivi preesisteva, doveva estendersi per parecchie centinaia di metri e dovette resistere anche nei successivi secoli; ciò è dimostrato dagli ‘avanzi di pietre calcari scolpite rinvenute successivamente, che raffiguravano un pluteo con croce a rilievo il quale, composto nella sua primitiva forma, appariva come un’ara, quindi c’era colà una chiesa, e se così fosse stato, certamente la parola «Monasterio » non sarà stata data a caso, e allora è evidente che in quel sito dovette esserci un tempo un luogo cristiano con relativo altare dal quale po-scia scaturì il nome della contrada che oggi si chiama « Monasterio ».
Le campagne di Xiridia erano un tempo pregne di ville romane, ma fu scoperto dal Prof. Orsi che vi erano anche delle fattorie che poi divennero villaggi agricoli, i quali, ingrandendosi, presero poi forma di Borgo e da qui scaturì, prima lo scorporo dal feudo di Monasteri, poi il riconoscimento del nome e del territorio (1297) ed, infine, la fondazione del paese per opera del Barone Don Lucio Bcnanno di cui ci occuperemo in seguito.
Il Gaetani, nella sua opera Sicilia Nobile, vol. 11, pag. 49, così. ì, scrive: “Fassi questa (Floridia) vedere su deliziosa pianura della città di Siracusa. E’ baronale col mero e misto imperio. Dicevasi anticamente Xiridia, ed era Villa Reale dei Re di Sicilia”, e ancora in seguito così si esprime: “La terra di Floridia, in alcune antiche scritture, vien decorata col titolo di Città, ed in altre col titolo di Villa Cesarea”. In un altro passo afferma: ” Fu un tempo feudo di Corrado di Camera”.
Infatti il primo a possedere questo feudo fu proprio un Corrado Camerario nel 1130, e alla di lui morte, non lasciando credi, il feudo passò sotto il Regio Demanio.
Il 16 aprile del 1297 il Re Federico II d’Aragona concesse al Milite Gìlle de Assin il Casale di Floridia (Barberi in Capibrevi – vol. I, pag. 322).
In quest’opera si fissa al 16 aprile 1297, con l’Indizione V data da Re Federico II d’Aragona al milite Gilio de Assyn in Messina (“… Regis Federici privilegio dato Messane XVI Aprilis V Inditionis 1297), la nascita del feudo XIRIDIA, scorporato dal territorio di Monasteri. Riportiamo qui di seguito parte del documento:
“Casalia sive feuda Xiridia et Monasteria nuncupata, in valle Nothi et territorio Siracusano existentia, solacia regia ac demanalia Regie Curie antiquitus fuerant, et quodam tempore per Corradum de Cammera, sub certo militari servicio, ex concessione sibi per Regiam Curiam facta possessa fuere.
Defuncto postmodum dicto Corrado Camera, ipsa duo Xiridia et Monasterium casalia Regio Demanio per manus Vicesecreti Siracusarum nomine Regie Curie iterum restituta fuerunt. Iterumque per Serenissimum Regem Federicum tercium alterum ex ipsis casalibus, puta Xiridia, quondam Cilio de Assyn militi et suis heredibus eius de corpore legitime descendentibus, iure Francorum sub consueto militari servicio concessum extitit…;
… fidelitate nostra nec non Constitucionibus dicti domini fratris nostri et nostris predicto servicio ac Curiae et cuiuslibet alterius iuribus semper salvis etc.: quemadmodum in ipsius Regis Federici privilegio dato Messane XVI° Aprilis V Inditionis 1297.
…Ipsoque Gilio de Assyn decedente, dictum feudum sive casale Chiridia ad quondam Paulam, olim uxorem quondam Ioannis de Perno Siracusani, recta, ut asseritur, et legitima linea pervenit.”
Da Gilio d’Assyn, la discendenza dei feudatari passa attraverso i Perno, Bonaiuto, Bonanno fino ai Migliaccio. Sulla scorta di questi documenti, pubblicati in un pregevole libro del principe Bruno d’Aragona dal titolo “Xiridia Dilecta”, l’Amministrazione, su iniziativa del Kiwanis ha proposto lo stemma di Floridia pentainquartato con la rappresentazione dello stemma delle famiglie feudatarie e sovrastato dall’emblema della casa del re Federico II d’Aragona.
Nel registro del Mugnos si legge, tra i baroni siciliani obbligati al servizio militare, il nome di Guglielmo d’Asso, figlio di Gillio che nel 1342 era successo nel governo del Casale di Floridia, già appartenuto al di lui padre.
Il 17 novembre del 1396 il Re Martino conferma il feudo di Floridia a Paola Gilio d’Asso in Perno. Deceduta Paola, nel 1408 troviamo possessore di Chiridia (Floridia), il figlio Guglielmo da Perno, già Capitano di Giustizia, Consigliere Regio, Avvocato fiscale e Giudice della Regia Gran Corte, che lasciò importanti scritti di diritto. A Guglielmo Perno successero Valore (1453), Bernardino (1486), un altro Valore (1503).
Nel 1552 troviamo feudatario un Giovanni Nicolò Perno, succeduto al Barone Girolamo suo padre, e possiamo confermare che i Perno amministrarono per ben due secoli il feudo-Casale di Floridia, dopo di che il feudo passò ai Nobili Bonajuto di cui Donna Flavia sposò Lucio Bonanno che divenne feudatario intorno al 1600.
E riferendoci a quanto ha scritto il Curcio circa il sito, le cascine e la vita del Casale di Floridia, nel 1500, riportiamo testualmente la sua descrizione con vero piacere: “Impossibile conoscere se i predecessori l’avessero o pur no abbellita, ma è certo che allora era incantevole assai. Due alte e serrate file di pioppi, dal cancello al Casinò, fiancheggiavano il viale di entrata, dilungatosi sotto un magnifico pergolato di zibibbo. Un gruppo di cascine, strette le une alle altre, e abitate da gente che lavora il feudo, costituivano il Casale, di cui è spesso menzione nei privilegi concessi ai singoli Feudatari.
La domenica, com’è vivo costume nel floridiano, quei pochi e semplici villani ascoltavano messa in un piccolo oratorio consacrato a Santa Flora. In suo onore improntavano ogni anno nel mese di maggio, una festicciola del tutto campestre; le pienotte villanelle , con l’irresistibile mimica dell’odalisca, ballavano alla cadenza del tamburello l’espressivo fandango.
Ma in che maniera, poi, avesse luogo la cerimonia chiesiastica, non è arrivato fino a noi: pare, non di meno, che i fiori avessero gran parte come ornamento…
Traversava anticamente il Villaggio una strada vicinale, che, passando davanti all’oratorio di Santa Flora, da cui tolse il nome, riusciva allo Schittu. S’innestava, indi, al tramite di Vignalunga, e così manteneva frequenti i rapporti di commercio fra Noto e Sortino.
La vanedda di Santa Flora, infatti, fu quella dove sta relegato il pubblico abbeveratoio, e il fondo del Giardino corrispondente precisamente alla località dell’antica Villa. In un solo di quegli annosi pioppi e nell’arme municipali resta affermata la randagia tradizione di queste memorie”.
Il Curcio non menziona il Castello floridiano di epoca Normanna-Sveva, periodo in cui il castello era un normale concetto di difesa e di resistenza nobiliare dei feudatari del luogo.