RIBEIRO BORGES - Mudac

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RIBEIRO BORGES

Adriano Borges Ribeiro è nato a Belém, nord del Brasile, nel 1970. Compie studi
artistici all'Università Federale delle Belle Arti di Salvador-BA (Brasile). Nel
1991 conclude il periodo accademico e torna in Amazzonia, dove per una serie di situazioni personali intraprende un viaggio culturale ed esistenziale, che non esita a definire "ecumenico" dentro il cuore della giungla proprio perchè le società delle metropoli propongono spesso modelli non all'altezza delle esigenze esistenziali proprie dell'uomo.
Ribeiro appartiene al un movimento artistico Latino-Americano, che propone una rilettura contemporanea dell'universo appartenuto agli antichi popoli che dominarono il centro ed il sud del continente americano. Nelle sue opere si distinguono le diverse aggregazioni di forme in maniera aleatoria, frutto di un suo peculiare senso estetico, che si armonizzano e si fondono nella coesistenza grafica dei popoli pre-colombiani.
Ai grafismi, che trovano riferimenti negli strumenti di guerra, di caccia, nei segni rupestri ed esseri biologici ipotetici rappresentati in forme tridimensionali, si possono trovare accostati anche indizi dell'universo urbano contemporaneo, delle metropoli, dei segni delle società caotiche odierne: tali riscontri derivano dalla storia personale dell'artista, vissuta in adolescenza come "writer" nelle strade delle capitale di stato brasiliane.
Affascinato e profondamente segnato dal movimento della ''Street Art'', l'artista si avvale anche delle tecniche che caratterizzano il ''writing'' per dare vita e contemporaneità agli elaborati. Le opere, predominantemente materiche, rappresentano e sintetizzano un inusuale linguaggio artistico, attraverso il quale il Ribeiro traduce la sua visione del cosmo (macro e micro) con un discorso armonico nelle forme, semplici, povero nell'uso della materia che manipola con disciplina e tecnica.
Oltre ad occuparsi di arte contemporanea Adriano Ribeiro è un fotografo e videomaker.
FILOSOFIA:
Intimamente credo che il cimentarsi nella costruzione di una grafica sia sopratutto immediatezza, sono abbastanza pigro intellettualmente per disporre attraverso l'arte un contesto di contraddizione culturale, di riflessione filosofica. L'underground mi ha attraversato l'adolescenza, in un paese sotto la dittatura militare per cui imbrattare le mura pubbliche era un bell’esercizio di insanità mentale ma altrettanto indispensabile per calcolare la mia voglia di sviluppare arte. Non esisteva tortura fisica capace di sovvertire quel che era dato esistere in quel preciso momento sociale. Il vivere tra il
concreto urbano e la giungla amazzonica ha inevitabilmente mandato in tilt la natura stilistica del mio lavoro, man mano che si instaurava la democrazia venivano meno certe urgenze culturali e dunque la tavolozza delle fluorescenze spray diventava pian piano terra bruciata, le gallerie di concreto si fondevano mentalmente con il simbolismo rupestre delle caverne delle civilizzazioni pre-colombiane Marajoara, Maya, Incas, Azteca ecc, la ricchezza biologica di quelle terre inoltre non poteva che influenzare ulteriormente il carattere organico della mia posizione artistica, che da un lato strizza l'occhio all'antropologia richiamando, quando possibile, l'espressività di quei popoli antichi e contemporanei e dall'altro cerca di risuscitare romanticamente quella vita animale strana, primordiale che un tempo si aggirava per quei sconfinati paraggi.
TECNICHE:
Adriano Borges Ribeiro non si fa scrupoli per quanto riguarda la scelta del materiale, dalla spazzatura inorganica al dolce e raro pigmento vegetale, dalla bomboletta spray ultra-fluorescente al bitume fossile grezzo. In genere il materiale castigato dal tempo rende più divertente e facile il lavoro, invecchiare artificialmente la superficie è altrettanto interessante per l'artista, ma spera soltanto di ottenere un risultato grafico e se questo risultato già gli viene regalato dal tempo inesorabile meglio ancora. Come riportato da qualche parte non esistono compromessi ideologici di comunicazione in quel che fa e quindi neppure gli strumenti da lavoro sono i classici pennelli, martelli o scalpelli, tutto è valido se capace di costruire quella sua determinata visione.
Lavora di solito su più quadri contemporaneamente, sia perché il contenuto materico è spesso e necessita di lunghe ore di essiccazione e quindi bisogna fare dell'altro nel frattempo, sia perché un pezzo chiama l'altro, un intento compositivo alle volte produce due tre pezzi indipendenti tra loro, se l'idea è buona va rivista e manipolata in immediato, le superfici vengono innanzitutto intarsiate e raschiate (stucco semi asciutto) per creare la "parete" di simbologie miste che caratterizzano questo artista, dopo di ciò interviene "sdraiando" su queste superfici degli elementi scultorei che sono un misto tra strumenti musicali, di guerra e ed esseri biologici ipotizzati dall'artista come parte dinamica della composizione, cioè fluttuanti, scivolanti sulle mura del "registro del tempo", infine la decorazione e colorazione di tutti gli elementi della scena, alcuni per motivi immaginativi sono già dipinti nel momento del loro concepimento, altri necessitano di una identificazione supplementare dopo che la struttura del quadro è formalizzata. Questa armonia serve ad identificare il lavoro fittizio dell'uomo creativo col mondo organizzato della natura nelle sue più svariate forme e nuances, prima che si abbia l’impressione di vedere una landa da un satellite lontano nello spazio siderale, perché anche questo effetto ottico visita la mente del fruitore, che osserva e decreta con dolcezza ciò che vuole, e alle volte anche un mondo microscopico, forse una fotografia nel piano della nanotecnologia. Tutto contribuisce, tutto arricchisce la speculazione intorno a questo lavoro informale, l'importante secondo l'artista è il carattere immaginativo e interattivo del contributo, da entrambi le parti, osservatore e costruttore dialogano e si interrogano sulla validità intellettuale e materiale di questa sua proposta artistica.
ESPOSIZIONI:
1988
Instituto "Grande Oasis", Hiphen Jovens - Belém Brasile
1989
"Arte por jovens" festival de rua - Goiania Brasile
"Tanto de mim" festival de rua - Belèm Brasile
1992
Brazilian-American Cultural Institute - Washington USA
1997
Canizares (mostra itinerante)- Brazil, Argentina, Mexico, USA
"Mestres das superficies" Galleria d´arte Forte Mont Serrat - Brasile
1998
" Mestres das superficies II" Galleria Antartica de PVH - Brasile
1999
" Sala dos Orixás" Porto Velho - Brasile
1999
" The Amazon quick legends" - Sacramento USA
" A Mãe dos anjos" Tribunal Regional do Trabalho - Porto Velho Brasile
2000
"America Catolica Festival" Galeria 21 - Bolivar Venezuela
" Stupore di fronte al mistero fatto carne" - Grammichele Italia
"Caso" Biel Art Festival - Biel Switzerland
2001
"I Colori dell'Amazzonia" - Grammichele Italia
"Arcus Arte" Struttura Geodetica - CT, Italia
2001
"La Fenice" Palermo - Italia
2002
"Picasso" Galleria Raffaello - Italia
"La sacralità del reale nell'Arte contemporanea" - Italia
"Artisti per l'Arte" La Cripta - Ragusa, Italia
2003
"A.s.p.a" Galleria Cani - Ragusa, Italia
"Global Water Man" Institute of Marine Science - Reykjavik, Islanda
2003
Biennale Internazionale di Firenze - Italia
2004
"Marajoara" Embassy of Brazil - Reykjavik, Islanda
Biennale Internazionale di Ferrara - Italia
2005
"NaturalMente" Istituto Europeo - CT Italia
2006
"50x50" Istituto Europeo promozione arte contemporanea - CT Italia
2007
"Io e l'altro" Istituto Europeo Catania - CT Italia
2008
"Dança dos Anjos" Associaçao Brasil Portugal - Belém, Brasile
2008
Mostra d'Arte Sacra del Piano - Grammichele, Italia
Licodia Eubea - CT, Italia
PREMI / RICONOSCIMENTI:
1995 Riconoscimento Onorifico Canizare - BA Brasile
1997 3° Vincitore premio "IV Sart" - RO Brasile
2001 1° Vincitore premio "La Fenice" Città di Palermo


Pragmatic surface tecnica mista su tela




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