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Biografia Antonio Brancato

Antonio Brancato –  brevi note di poetica

Diplomatosi nel 1956
all'Istituto d'Arte di Catania, Antonio dimostra, in età ancora adolescenziale, di possedere doti espressive d’indiscussa capacità tecnica sia grafica che scultorea, in un repertorio iconografico che va da Laz e Scipione a Marini, Martini e Carrà, a Kokoscka, Schiele, Giacometti e Picasso. Ma Antonio non sceglie a caso i nomi: la mescolanza dei riferimenti diventa un’alchimia dalle molteplici direzioni future, per affinità culturali e tensione etica. Per Lui l’arte è e sarà un mezzo per esprimere con ardore e passione il proprio punto di vista e la propria denuncia su ciò che accade nella vita quotidiana e nella vita politica, al contempo un mezzo per indicare una soluzione, seppure utopistica, con la modestia e la sobrietà che lo hanno da sempre distinto.
Gli anni Cinquanta sono caratterizzati da un lavoro grafico che si indirizzerà a forme espressive di matrice espressionistica con un tratto che rievoca molto quello di Settala suo maestro alla Scuola Libera del nudo a Firenze, ma già alcuni lavori, in cui la propria personalità si fa maggiormente sentire, vedono emergere una componente visionaria, tesa tra l’introspezione e il sogno come di lune contemplate o di uomini-luna.
Negli anni Sessanta le opere segnano un percorso artistico che indaga sull’origine della poesia. Esse denotano una certa compostezza formale, rigidità compositiva legate al mistero del logos contrapposto alla contemplazione, alla tensione fra nome e realtà, vissuto angosciosamente come una distanza che separa l’uomo dalle cose. E’ in questo dolore che farà in seguito breccia l’esperienza vissuta, l’identità come alterità che segnerà il filo conduttore del proprio percorso artistico.
I filosofi muti è lo spiazzante ed enigmatico titolo di un’opera del 1965. I filosofi, protagonisti anche di altre opere, hanno smarrito le parole (le immagini rivelatrici); si fronteggiano e si contemplano, guardano se stessi, hanno intrapreso un viaggio nel labirinto della memoria, un viaggio in quello che in seguito sarà, per il Pellegrino (Cavaliere, Pastore orfico, Centauro), la scoperta con stupore di un paesaggio-anima. Queste opere rappresentano l’origine e sono la più genuina e pura manifestazione della poetica artistica futura.
Gli anni Settanta testimoniano una prima svolta: i riferimenti culturali seguono i segni dei tempi e, soprattutto l’Esistenzialismo francese e tedesco, la Scuola di Francoforte e Michel Foucault, saranno in tal senso determinanti. Si assiste ad un forte coinvolgimento in tematiche politiche che trovano un proprio terreno di ricerca espressiva in una serie di lastre sulle quali viene inciso, in maniera inequivocabile, una denuncia sociale che tende a smascherare, con drammatica ironia, la banalità di un potere oppressivo e senza volto nei confronti della libertà dei singoli individui. Per Antonio all’arte rimane assegnata una tensione etica che può essere ritrovata solo in se stessi, attraverso un’attenta ricerca concettuale, introspettiva e dalla profondità storica, in particolare attraverso il recupero di un saper fare e pensare l’arte in maniera "Colta". Nell’ambito del postmodernismo, in opposizione alla transavanguardia, nei termini umanistici accompagnati dalle letture iconologiche di Panofsky su Dürer e sul Rinascimento italiano, anche attraverso Gombrich e Wittkower, occorre riportare l’arte alla sua dimensione semantica e simbolica, rifondarla come linguaggio, anacronisticamente ancorandola ad un’attenta ricerca delle strutture antropologiche dell’immaginario, in una netta contestazione nei confronti del razionalismo scientifico ed una rivoluzionaria rivalutazione dell’immaginazione e dell’istante. E’ in tal senso che lo studio di Gaston Bachelard si fa sempre più determinante. Di questo periodo è, in La casa e il Bucranio (omag a Bachelard) otto lastre incise ad acquaforte, in cui il tema della Casa come luogo dell’anima sarà d’ora in poi sempre presente. L’immaginazione è fortemente ancorata alla realtà concreta, è sollecitata quando entra in contatto con essa (Poetica dello spazio e della rȇverie) o nei suoi quattro elementi costitutivi alle cui dinamiche fenomenologico-esistenziali, lette in chiave psicoanalitica, Bachelard dedicherà distintamente approfonditi studi. Ma sarà soprattutto un puntuale studio di Jung che gli aprirà le porte verso la conoscenza della realtà più profonda attraverso il misticismo, la magia e l’alchimia, verso il valore degli archetipi, della mitologia e del simbolo come rivelazione del Sacro. Il Pellegrino esploratore, scopritore, protagonista e spettatore di paesaggi, quelli che di lì a poco Antonio si appresterà a rappresentare non sono, quindi, ideali o estranei ma sono fortemente ancorati alla propria esperienza, ai propri luoghi di appartenenza. Con una corda rimane ancorato allo sguardo di una capra (lo stesso Occhio di capra attraverso il quale anche Sciascia guardò alla propria terra) e alla compagnia di un cane a dichiarane in maniera inequivocabile la sua più completa fedeltà alla terra e all’esperienza, in un continuo attingere al pozzo della propria infanzia: alla misteriosa profondità dell’Orecchio di Dionisio, ai pini e cipressi, alle pendici degli Iblei, dove lo sguardo spazia sul mirabile spettacolo naturalistico segnato dalla valle del fiume Anapo, verso l’altopiano solcato dalle «cave», i vertiginosi orli della Cava di Pantalica e gli stupefacenti e grandiosi canyon nel tavolato degli Iblei, l’orizzonte verso il lontano Etna, le infinite campagne di ulivi, mandorli e carrubbi, palme e muri a secco. Una pittura che dall’esperienza vissuta si sforza di assumere un carattere evocativo. Nei suoi quadri tutto si muove in un religioso silenzio. Il silenzio regna sull’evento e intrattiene lo spettatore in un’inaspettata sospensione. Il silenzio è tale da coinvolgere non solo il senso della vista ma anche quello dell’udito e dell’olfatto.
Tutti gli anni Ottanta e Novanta sono caratterizzati dai riferimenti all’arte sacra per gli interessi vero il misticismo; al meraviglioso, offerto dalla letteratura medievale cavalleresca francese e umanistico-rinascimentale italiana, di Boiardo e Ariosto, alla moderna e contemporanea letteratura siciliana in particolare di Verga, Quasimodo, Pirandello, Sciascia e Consolo per l’interesse poetico verso la propria terra. Su questo bagaglio di esperienze letterarie la seconda fase è segnata dall’omaggio ad Erasmo da Rotterdam per il suo Elogio della follia, inteso come un elogio all’Artista portatore di una Verità (Verità della poesia che è sempre spiazzante). E’ il Manifesto programmatico di tutta la sua prossima rappresentazione artistica. In una composizione strutturata da una piccola introduzione poetica seguita da due disegni a matita e due rappresentazioni pittoriche - in particolare sarà proprio sullo stile rappresentativo e compositivo di queste ultime due che ritornerà negli ultimi anni della sua produzione - prenderanno avvio le peregrinazioni di un cavaliere a cavallo accompagnato dai due animali della propria infanzia che scoprirà essere magici: il cane e la capra. Essi fedelmente lo seguiranno in impareggiabili vedute di paesaggi affollati da evidenti riferimenti legati alla mitologia classica che invitano a ricevere la conoscenza nella contemplazione per la ricostruzione di un ordine cosmico ormai del tutto smarrito, poichè solo interrogando la propria anima-paesaggio è possibile che ci vengano restituite, come in un gioco di specchi, intatte e cristalline immagini che risiedono nella nostra memoria, che appartengono alla nostra infanzia, alla storia dei luoghi e alla nostra storia mitologica. Storia intesa non come descrizione contenutistica di un racconto, ma come "un’illusione di presenza ma controllata dal distanziamento critico" (Paul Ricoeur) in una visione antimodernista come metafora di un archetipo: al mistero della vita e all’origine dell’arte come prodotto di un rapporto profondo tra l’uomo e la realtà, in un sentimento religioso e magico. La nostra identità è strettamente legata alla storia e ai luoghi. Con la storia, Antonio ha un rapporto dialogativo e costruttivo, la storia è sentita come matrice di identità non fine a se stessa, afona, ma strumento capace di generare, di creare, in una sorta di Alterità e Ripetizione differente, nuovi territori di cultura. E’ in questo periodo che il primitivo Filosofo degli anni Sessanta è pronto per essere proiettato in un universo colto e raffinato: è trasmutato in Pellegrino. Tutto è sapientemente ponderato e studiato, non solo sotto il profilo geometrico-compositivo, ma anche sotto il profilo semantico-compositivo. Tutto ciò che viene rappresentato ha valore simbolico e tutto ciò che viene rappresentato non è casuale, tutto si tiene per un’infinità di relazioni e rimandi, in strutture di apparentamenti dalla stessa valenza semantica. E’ il tema dello Specchio o del Doppio come mezzo introspettivo, del rimando ad altri luoghi e, con la citazione, della contaminazione storica, artistica e letteraria, a caratterizzarne l’opera.
Solo negli ultimi anni della sua produzione, con evidenti riferimenti a Mondrian e Kandinsky, il naturalismo simbolico che aveva distinto Antonio nella rappresentazione dei paesaggi della propria anima, lascerà il posto ad sorta di implosione concettuale di sintesi, ad una Metafisica astratta e simbolica, con il recupero di fondi e figure astratte. E’ ancora la sospensione - la Leggerezza avrebbe affermato Italo Calvino - ad essere protagonista. Ma non si tratta della stessa che ci ha donato in passato, è semmai giocata ora sui tempi: tempi rapidi e intervalli brevi, ripetuti e abbaglianti istanti. Su uno sfondo puro e bianco o giallo, rosso o blu, riprendendo una tecnica compositiva già sperimentata nel periodo dettato dalla produzione incisoria i personaggi, gli animali, la natura e le cose che ne hanno caratterizzato l’iconografia prenderanno il proprio posto in maniera assai studiata per geometrie e continui spiazzamenti con rimandi a mondi e spazi paralleli che continuano a comunicare solo attraverso l’utilizzo di un raffinato pensiero analogico e come da sempre ha distinto la sua opera per rigore composito. Dopo aver tanto indagato l’esperienza vissuta nella sua memoria ed immaginazione restituendole logos-parola (immagine), è riuscito a trovare la poesia. A questo punto, il Pellegrino, come uno Zarathustra, ha ricevuto la luce della conoscenza (la perla celeste), attrezzato per affrontare un nuovo viaggio. Viaggio nel territorio sublimato dalla poesia (Ut pictura poesis come il titolo profetico di una mostra dell’84) fatto di luce e dei suoi colori. Così i quattro elementi sui quali aveva impostato i suoi paesaggi subiscono una metamorfosi figurativa ma non concettuale: la Terra è una figura gialla; l’Aria e l’Acqua sono una figura azzurra, il Fuoco è una figura rossa, l’Assoluto - Mistero - Imponderabile è una figura nera. Il Pellegrino non sarà spettatore solo del proprio paesaggio, ma inaugurerà una mappa segnata da nuovi territori da esplorare, un nuovo periodo di approdi, alla scoperta di Case-anima di uomini-poeti come Cimabue, Giotto o Raffaello.


                                                                                                                        Prof. Arch. Francesco Brancato
Febbraio 2013  


Antonio BRANCATO –  Mostre e curriculum
Antonio Brancato nasce a Floridia (SR) nel 1937.


Nel 1953 dopo aver svolto i suoi primi studi artistici a Siracusa è a Catania dove frequenta l’Istituto d’Arte per diplomarsi nel 1956. Nel 1963 è professore al Liceo Artistico e dal 1983 è titolare della cattedra di Scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Catania fino al 2006.

Negli anni Cinquanta e Sessanta è presente a numerose rassegne in particolare nel 1958 si segnalano la III Mostra Nazionale d'Arte Giovanile, Palazzo delle Esposizioni di Roma e la III Mostra Nazionale di grafica a Naso (ME); nel 1968 è presente al 3° Concorso biennale d'Arte "Premio Novi" di grafica e al Premio "M.M. Lazzaro" di grafica, a Catania.

Negli anni Settanta di particolare interesse sono la partecipazione nel 1971 alla Prima Rassegna Internazionale città di Pompei e alla Grafica Italiana contemporanea su invito dello Stoke Prior Festival (Inghilterra) in collaborazione con l'AIV. Nel 1972 è presente a Grafica italiana contemporanea su invito dell'Istituto Italiano di Cultura a Parigi (mostra itenerante in alcuni dei maggiori centri della Francia: Marsiglia, Lione, Strasburgo, Parigi e Tours), in collaborazione con l'AIV; alla III Biennale Internazionale della Grafica Palazzo Strozzi a Firenze; alla VII Mostra Nazionale di Grafica Italia - Bianco e Nero, Castello di Civitella in Val di China; alla Mostra Nazionale di Grafica al Castello di Gorgonza, Firenze; alla Rassegna di grafica contemporanea "Città di Colonia" - Assessorato alla Cultura della Regione Veneta. Nel 1973 partecipa alla Rassegna di Grafica Contemporanea, Cairo; alla VIII Mostra Nazionale di Grafica Italia Bianco e Nero, Arezzo; alla I Rassegna d'arte contemporanea siciliana, Palermo; al I Premio Internazionale di disegno Joan Mirò, Barcellona. Nel 1975 partecipa a Mediterranea I - Incontro in Sicilia - "Linea di ricerca dell'arte italiana", a cura di G. Giuffrè, F. Grasso, D. Micacchi, T. Trini, L. Trucchi, Messina. Nel 1976 è presente a Rassegna Meridionale d'Arte Figurativa a Catania.
Nel 1977 a Mediterranea II - Arte in Sicilia, Internazionale Locale a cura di F. Gallo e I. Mussa. Nel 1978 al XVIII Premio Internazionale di disegno Joan Mirò, Barcellona.

Negli anni Ottanta in particolar modo è da segnalare la partecipazione nel 1980 al
XIX Premio Internazionale di disegno Joan Mirò a Barcellona e a Siciliani in Iraq - Museo Nazionale di Baghdad e nel 1981 a Le forme della Fantasia, a cura di F. Gallo, Regione Siciliana. Assessorato ai Beni Culturali - Centro di Cultura e d'Arte, "Acquarius" di Catania.
Nello stesso anno aderisce alla nascita del Gruppo Narcissus ideato da Giorgio Di Genova. La prima esposizione, è del 1982, presso l'Istituto Italo-Latino-Americano di Roma; poi, ancora, alla galleria Arti Visive a Roma; all'Expo Arte di Bari; all'Expò-Basel, a Basilea; alla galleria Plusart di Mestre; alla galleria Panta Arte di Como (1983), con un incontro-dibattito con gli artisti coordinato da G. Di Genova e L. Caramel, e alla Galleria Ezio Pagano, a Bagheria (PA).
Nel 1984 l'artista è presente a Milano, alla galleria Claudia Gian Ferrari, in Ut Pictura Poesis a cura di Francesco Gallo; vi ritorna nel 1986 insieme al fratello Tano in una mostra accompagnata da un testo di Vincenzo Consolo.
Nel 1986 a cura di Francesco Gallo è invitato a partecipare alla mostra Index, presso la galleria d'Arte Moderna di Paternò, e alla mostra Orsa Maggiore presso la Galleria Civica d'Arte Contemporanea di Termoli.
Sempre nel 1986 Giuseppe Gatt ritiene di inserirlo, nell’ambito della neonata corrente artistica La Nuova Maniera Italiana, nel volume omonimo da lui curato ed edito da Giancarlo Politi, di particolare interesse sono i testi critici presenti nel volume a firma di I. Tomassoni, M. Calvesi, F. Piruca, P. Balmas, D. Filippucci, M.L. Frisa, I. Mussa, G.B. Salerno, V. Apuleo, D. Micacchi, S. Guarino, G. Dal Canton, R. Barilli, G.C. Argan, S. Di Stasio, H.N. Fox.
Nello stesso anno è invitato a partecipare alla XI Quadriennale di Roma nella sezione Arte come storia dell'Arte, dall’omonimo titolo fa il punto sullo stato dell’arte il testo critico che accompagna la mostra a cura di R. Barni, S. Guarino, F. Piruca, G. Tempesti, I. Tomassoni.
Sempre nello stesso anno è invitato a partecipare, insieme ad altri artisti della Nuova Maniera Italiana, al progetto culturale promosso dalla Galleria Apollodoro di Roma della mostra-reinterpretazione Lo studiolo di Francesco I dei Medici e il suo Doppio a cura di Giovanna Portoghesi Massobrio. Con la finalità di mettere a confronto le peculiarità e le differenze interpretative di due epoche che riscoprono la cultura classica, si affidano, a ciascuno degli aristi, alcuni temi presenti nelle opere dello Studiolo per la sua ricostruzione: ad Antonio verrà assegnata la reinterpretazione delle figure mitologiche di Anfitrite, Nettuno ed Ermes. Per la mostra è curata la redazione di un volume-catalogo teorico-critico con la presenza di testi a firma di Paolo Portoghesi, Giulio Carlo Argan, Eugenio Battisti, Maurizio Calvesi, Marco Dezzi Bardeschi, Marcello Fagiolo, Giuseppe Gatt ed anche la redazione del secondo Quaderno di Apollodoro.
Nel 1987 partecipa a
Ibla Mediterraneo, premio Internazionale Pittura e Grafica nella sezione "Nuova Maniera Italiana", a cura di S. Guarino, Palazzo dei Mercedari, Modica (RG); alla mostra Voglia di Scultura, alla Galleria Claudia Gian Ferrari di Milano a cura dell’omonima gallerista e alla mostra Italian Paintings - The Crescent Gallery - Dallas.
A settembre del 1989 con una introduzione al catalogo di Giuseppe Gatt si inaugura a Sulmona con la Regione Abruzzo la mostra La Nuova Maniera Italiana e a novembre dello stesso anno la Regione Puglia inaugura la grande esposizione La Nuova Maniera Italiana al complesso di Santa Scolastica a Bari, a cura e con testi in catalogo di R. Bossaglia, G. Gatt, L. De Venere.
Sempre lo stesso anno con il patrocinio del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali partecipa a Presenze Siciliane, Arte del XX Secolo, al Complesso Monumentale di San Michele in Ripa a Roma a cura di C. Strinati, S. Rossi, G. Proietti.

Gli anni Novanta si aprono con la partecipazione, insieme al fratello Tano, alla mostra antologica sulla produzione artistica degli anni Ottanta - con il patrocinio della Regione Siciliana, Assessorato BB.CC.AA. e della P.I., e la partecipazione dell'Università degli Studi di Catania e di Messina - Facoltà di Lettere e Filosofia -, nell’ambito dei programmi culturali delle Facoltà, in segno di riconoscimento ai "maestri non dichiarati di tutta una generazione di artisti … scuole e tedenze ormai istituzionalizzate" negli spazi dell'Accademia di Belle Arti di Catania a cura del Prof. Salvatore Nigro (1991). Nel 1991 partecipa al XVIII Premio Sulmona, al Palazzo dell'Annunziata, Sulmona e a Lux Mundi, Albergo delle Povere a Palermo, a cura di G. Bonanno, con testo di S. Rossi. Nel 1993 è presente al Premio Termoli, Sintesi antologica 1960/1992, alla Galleria Civica d'Arte Contemporanea Castello Svevo, Termoli; nel 1994 è ad Artisti al Museo a cura di L. Barbera, al Teatro Vittorio Emanuele di Messina; nel 1996 alla rassegna Circumnavigazione Arte Oggi a cura di Ezio Pagano ed alla mostra Ultime Acquisizioni alla Galleria Civica d'Arte Contemporanea di Termoli; nel 1997 Giuseppe Frazzetto lo invita a partecipare alla mostra Questione siciliana - Temi della cultura artistica del '900, al Museo Civico di Castello Ursino a Catania; nello stesso anno è alla Fondazione Mazzullo per una mostra personale, Taormina (CT); nel 1998 è invitato dal l’ Osservatorio dell'Arte Contemporanea in Sicilia  Museum di Ezio Pagano in una mostra curata da E. Di Stefano e G. Frazzetto, Bagheria (PA); nel 1999 è presente a La pittura ritrovata
1978-1998. Vent’anni di riallineamento alla pittura d’immagine a cura di Arnaldo Romani Brizzi al Museo del Risorgimento, Roma.

Nel primo decennio del Duemila si segnalano le seguenti partecipazioni:
Nel 2001 partecipa alla mostra Generazione Anni Trenta, al Museo d'Arte delle Generazioni Italiane del '900, "G. Bargellini", Pieve di Cento, Bologna; nel 2003 è invitato da F. Gallo alla Galleria d'Arte Moderna di Palazzolo Acreide (SR) e nello stesso anno è presente alla mostra Fine Novecento a cura di A. Mazzacchera e Arnaldo Romani Brizzi presso il Comune di Cagli – Provincia di Pesaro e Urbino; nel 2004
è invitato in Grecia dal Centro Culturale Internazionale AENAON con la mostra I porti della Grecia; nel 2005 è invitato dal l’ Osservatorio dell'Arte Contemporanea in Sicilia  Museum di Ezio Pagano, la mostra è curata da E. Crispolti, E. Di Stefano, G. Dorfles, V. Fagone P. Nicita, Bagheria (PA); nello stesso anno partecipa alla VI° International Biennal Regional Artists Sacred Art al Southern Alleghenies Museum of Art a cura di Ornella Fazzina, Loretto (Pennsylvania) e alla mostra Percorsi Etici a cura di G. Radice, Galleria d'Arte Moderna "Le ciminiere", Catania; nel 2006 insieme al fratello Tano è presente al Museo Diocesano di Catania in L’arte contemporanea e il sacro a cura di G. Frazzetto; sempre nello stesso anno viene invitato alla mostra Proposte di Iconografia Contemporanea, a cura di Giuseppe Incaglio con testo di Mariano Apa, Chiostro Francescano di Canicattì; del 2006 partecipa alla mostra L'arte di Amare l'Arte, 42 artisti a sostegno della Fondazione Città Italia, a cura di Massimo Riposati e Virgilio Anastasi, Castello Ursino di Catania, nonché alla mostra Quaranta 50x50 a cura di Virgilio Anastasi, Istituto Europeo Promozione Arte Contemporanea, Catania; nel 2007 partecipa a La scuola di Via del Bosco, a cura di V. Anastasi, Istituto Europeo Promozione Arte Contemporanea, Catania; nello stesso anno Francesco Gallo lo invita alla mostra Agatarte organizzata dalla Galleria Dietro le Quinte a Catania e Lucio Barbera riorganizza Artisti al Museo, Teatro Vittorio Emanuele, Messina; sempre nello stesso anno è anche presente alla mostra Per una Pinacoteca d'Arte a Bronte voluta da Nunzio Sciavarello a cura di P. Giansiracusa e G. Radice, Bronte (CT); nel 2008 patecipa alla mostra I girasoli del girasole a cura di Angelo Scandurra presso la Galleria d'Arte Moderna "Le Ciminiere" di Catania e alla mostra Cielo e terra a cura di F. Altamura, Castello di Sperlinga, Sperlinga (EN); nello stesso anno il critico e artista V. Conte lo invita alla Galleria L.I.B.R.A. Arte Contemporanea per la mostra Quadrato d'Arte, ricordo di Umberto Boccioni, Catania; nel 2009 Carlo Guarrera presenta in catalogo la mostra Antonio e Tano Brancato. La casa con le due soglie presso la Galleria Arte Contemporanea - Istituto Europeo Promozione Arte Contemporanea a Catania e nello stesso anno partecipa alla mostra Maestri dell'arte Moderna e Contemporanea, a cura di V. Anastasi, presso Palazzo della Cultura Ex Cortile Platamone a Catania organizzata e programmata dalla Fondazione Calleri.
Secondo decennio del Duemila
Nel 2011 è invitato a partecipare al Padiglione Italia. 54ª Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia - Regione Sicilia – Ministero per i Beni e le Attività Culturali – presso la Galleria Civica d’Arte Contemporanea Montevergini di Siracusa a cura di Vittorio Sgarbi.
Nel 2012 è presente alla mostra Artisti nella luce di Sicilia – Ministero per i Beni e le Attività Culturali – presso Palazzo della Cultura Ex Cortile Platamone a Catania ideata e curata da Vittorio Sgarbi.


Prof. Arch. Francesco Brancato



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